camminando sui sentieri dell'entroterra finalese 
 
 
VENERDI 21 AGOSTO 2015 - Ad una settimana dalla visita al complesso archeologico/monumentale di San Lorenzino abbiamo cambiato completamente le nostre mete.
Il percorso è stato notevolmente più breve ma nello stesso tempo il nostro impegno (o meglio il mio come decano del piccolo gruppo, con gli amici a grande distanza temporale....) è stato maggiore per i ripidi sentieri che ci hanno portato a vedere "dolmen", grotte e persino cappelle rupestri (di queste ultime ignoravo l'esistenza).
Siamo partiti dalla piazzola nella quale parcheggiano abitualmente gli appassionati di arrampicate del muro di Boragni, bel borgo medievale fortificato caratterizzato dalla sua strada interna (visualizza) e abbiamo iniziato la nostra passeggiata.
Per quanto concerne la visualizzazione delle sottostati gallerie fotografiche, cliccate sulle miniature per ingrandirle.
Alfredo Izeta

 

 

IL "DOLMEN" DI STRAPATENTE
E' uno dei rari manufatti megalitici del ponente ligure (se ne può trovare un altro sulla Caprazoppa; visualizza): è posizionato sulla parete che ospita la scenografica Arma Strapatente (visualizza), a pochi centimetri dallo strapiombo di una trentina di metri (prestare molta attenzione nell'avvicinarlo). A circa metà del sentiero che conduce alla grotta un altro (molto ripido) conduce sul crinale della collina, dove un percorso (brutto ma in piano) porta al "dolmen": chi lo desidera può percorrere un altro sentiero (altrettanto ripido) che parte dalla Val di Nava a poche centinaia di metri da quello che porta a Strapatente.

Si tratta in sostanza di un rozzo lastrone di pietra di un metro e mezzo circa di lato poggiato su cinque rocce che lo tengono in equilibrio: presumibilmente è una sorta di altare sacrificale (lo proverebbe una scanalatura anteriore con due incavi forse destinati a raccogliere liquidi organici). Sulla pietra ho notato un lumino di cera non completamente consumato (cfr. la sesta immagine sottostante), che dimostra come il luogo sia frequentato anche in ore notturne, forse per lo svolgimento di riti esoterici.
La datazione non è certa: viene comunque fatto risalire all'età del bronzo, coevo del più famoso sito di Stonehenge (la cui data di costruzione viene fissata al 2600 A.C.), anche se qualcuno parla del V millennio A.C.

 

 

GROTTA DEI PIPISTRELLI (O DI BORZINI)
Sito importantissimo per il rinvenimento di reperti molto antichi. 
Ritornati sul sentiero che conduce in Val Nava si prosegue sino a trovare una deviazione sulla sinistra che scende su un parziale selciato naturale di pietra del finale.

Dopo un centinaio di metri in forte discesa  si raggiunge  la Grotta dei Pipistrelli (ca. 300 m. slm) preceduta da un piazzale abbastanza ampio che mostra due aperture comunicanti.
Gli antri sono protetti da uno sperone di roccia miocenica sul quale si aprono i due ingressi superiori, bassi e affiancati; un terzo accesso è più in basso ma è protetto da un cancello che impedisce di addentrarsi (a quanto si dice, questa seconda caverna dovrebbe comunicare con l'altra).
L’interno della grotta superiore ha pianta irregolare, lunga circa 17 m e larga 7 m; al centro si trova una vera e propria cupola che raggiunge i 7 m di altezza”.
La grotta, già oggetto di attenzione alla fine dell’800 da parte di Gian Battista Amerano (più noto per gli scavi nella Grotta delle Fate nella quale sono stati rinvenuti gli unici frammenti ossei del Ponente ligure attribuibili al Neandertal), ha restituito reperti provenienti da diverse epoche preistoriche (a partire dal paleolitico medio) fra i quali spicca una spada di metallo oltre a resti di vasellame (piatti, vasi a bocca quadrata, etc).
Purtroppo il sito, che già in passato aveva presentato forti alterazioni  stratigrafiche a causa dei rudimentali mezzi di ricerca, è tuttora frequentato da “tombaroli".
All'interno spicca uno scavo rettangolare mantenuto aperto da muri a secco.

 

 

ROCCA DEGLI UCCELLI: PARETE AD ALVEOLI E CAPELLA RUPESTRE IN PROSSIMITA' DELLA GROTTA DELL'ANGELO

Subito prima di raggiungere il ponte per Boragni in Valle Cornei si prende sulla destra l'antico e ripido  sentiero che risale sotto la parete Nord della Rocca degli Uccelli (attenzione alla caduta massi!!!!). A circa 100 mt dalla rotabile in corrispondenza di una caratteristica parete marcatamente erosa (formazione ad alveare: cfr. le fotografie sottostanti) chiamata Rocca Degli Uccelli, si incontra lo spazio sottostante alla cavità. La grotta, all'interno della quale sono stati rinvenuti alcuni frammenti di ceramica del neolitico (scivolati  forse dall'alto), nonostante le difficoltà per raggiungerla è stata utilizzata come deposito sino a non molto tempo fa: si trova infatti sulla parete ad una ventina di metri d'altezza (nella seconda fotografia, che riprende una grottarella a livello del sentiero,  potete vedere una corda da alpinista che viene utilizzata da speleologi esperti per salirvi).
In questo sito è veramente spettacolare la formazione rocciosa ad alveoli o tafoni provocata dall'erosione eolica e dovuta anche  alla  roccia calcarea particolarmente solubile sotto l'azione di pioggia e altri fenomeni atmosferici: sulla parete a circa 10 metri di altezza un occhio attento si può soffermare sui resti (intonaco affrescato, rimasugli di muri, sostanzialmente un'edicola dedicata alla Madonna presumibilmente databile al XVIII secolo e di autore sconosciuto) di una cappelletta che, posta originariamente sulla stradina per il borgo di Portio, attesta come non moltissimi anni fa questo antico sentiero fosse posizionato molto più in alto rispetto all'attuale livello.

 

 

"LA CAPPELLA DEGLI SCALPELLINI"
Arrivati al ponte di Cornei si percorrono alcune centinaia di metri del sentiero che porta ad Orco: al primo slargo si entra nel torrente che si percorre in senso contrario alla corrente per ca. 200 metri. Si arriva così in un punto dove sulla destra si nota una parete scavata artificialmente (presumibilmente dagli operai della vicina cava/laboratorio di pietra del Finale) con una nicchia quadrangolare posta al di sopra di una lunga panca scavata nella roccia. Una leggenda narra che la fenditura sarebbe stata opera di un fendente della spada di Orlando quando arrivò a Finale inseguendo i saraceni.
Sicuramente si trattava di un luogo di preghiera e di protezione per gli operai della vicina cava (dove forse gli incidenti sul lavoro erano all'ordine del giorno) dismessa solo pochi anni fa.
Sulla destra si può notare una piccola cavità che, originariamente chiusa da uno sportello metallico, era destinata a raccogliere gli oboli di chi si fermava in preghiera. Sulla parete all'interno della nicchia si notano ancora segni di colore.
Sulla parete viene indicato l'anno di costruzione del complesso, il 1873, anche se qualche fonte indica il XVII secolo come reale data di origine. Il luogo è suggestivo e permette al viandante di rinfrescarsi con le gelide acque del torrentello.

 

 

 

 

 

 

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Quelli che la Banca Commerciale Italiana..... - agosto 2015