Pubblichiamo a puntate nelle News un lavoro del collega Giorgio Nobis di Verona
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3a puntata
2. Un’altra grande civiltà, quella egizia, ci ha lasciato incredibili
testimonianze del suo plurimillenario splendore.
Nel corso dei tremila anni di storia dell’Egitto faraonico si sviluppò una
monumentalistica che, per imponenza e varietà dei manufatti, ebbe pochi
eguali nel mondo antico; ma se queste grandi opere colpiscono la nostra
immaginazione, non dobbiamo peraltro trascurare che gli Egizi ci hanno
lasciato anche un grande patrimonio letterario e poetico e che seppero
padroneggiare la matematica e la geometria.
La scienza in cui, peraltro, eccelsero, proprio per i suoi risvolti sociali,
fu la medicina, nella quale furono maestri riconosciuti nell’antichità e
della quale trasferirono agli altri popoli, specie ai Greci ed ai Romani, le
loro conoscenze, le loro scoperte e le loro cure specifiche.
Ciò che risalta nell’impostazione dell’arte medica egizia è che essa era
imperniata sulla figura di un professionista, specializzato in un
particolare tipo d'infermità.
Secondo Manetòn, sacerdote e storico egizio, gli iniziali riferimenti
risalgono all’epoca del primo regno (intorno al 3000 a.C.), sulla scorta dei
trattati sull’arte della dissezione scritti dal faraone Atotis.
In seguito Imhotep, sacerdote, astronomo, medico e primo architetto
storicamente conosciuto, scrisse numerosi trattati di medicina (intorno al
2500 a.C.).
Il papiro “Ebers” (dal nome dello scopritore) descrive, poi,
tre tipi di medicina praticati nella società egizia:
- dai sacerdoti di Sejmet, conoscitori di un ampio assortimento di erbe
curative
- dai medici civili (Sun-nu), capaci di effettuare guarigioni anche con
l’uso della magia
- dagli aiutanti (Ut) che, pur non essendo considerati terapeuti,
assistevano la casta medica,
anticipando la corporazione degli infermieri.
Trattamento dell’emicrania Papiro Ebers Strumenti medici
Dalla prima dinastia e fino alla diciannovesima, la casta medica godeva di
numerosi privilegi a dimostrazione della sua importanza sociale: aveva
un’assicurazione d’invalidità, il diritto alla pensione, la licenza per
malattia ed un orario giornaliero di lavoro di otto ore.
L’antico Egitto possedeva indubbiamente una scienza medica d'alto livello,
come attesta la stessa mummificazione, per effettuare la quale era
necessaria un’approfondita conoscenza dell’anatomia e di quei processi che
oggi fanno parte della biochimica e che soli consentono di effettuare
l’imbalsamazione.
Sull’anzidetto “Papiro Ebers” si parla di analisi, diagnosi, terapie e
probabilità di guarigione. Era una specie di guida per il medico generico,
con 877 ricette varie, delle quali 95 sono rimedi per le malattie degli
occhi, 40 per le malattie della pelle e 50 per il trattamento d'ustioni e
ferite varie.
Ad esempio, quando Ippocrate disquisiva con i suoi allievi sui mali che
affliggevano l’umanità, altro non faceva che trasmettere loro il sapere
appreso in Egitto, dal quale la società civile ha tratto i primi fondamenti
della medicina e della chirurgia, strutturati in modo scientifico e
codificati secondo precise regole, che si riversarono - così come tante
altre nozioni - prima sul mondo greco e poi su quello romano.
Giorgio Nobis (Verona)
(continua)
Le puntate (clicca sui links per visualizzarle):
• prima puntata (Amici Comit News del settembre 2013)
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Amici Comit News - giugno 2014