Amici Comit News - giugno 2014

 

 

Pubblichiamo a puntate nelle News un lavoro del collega Giorgio Nobis di Verona

 

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     CONFLUENZE CULTURALI ANTICHE NELLA CIVILTÀ ATTUALE   

 

3a puntata
 

2. Un’altra grande civiltà, quella egizia, ci ha lasciato incredibili testimonianze del suo plurimillenario splendore.
Nel corso dei tremila anni di storia dell’Egitto faraonico si sviluppò una monumentalistica che, per imponenza e varietà dei manufatti, ebbe pochi eguali nel mondo antico; ma se queste grandi opere colpiscono la nostra immaginazione, non dobbiamo peraltro trascurare che gli Egizi ci hanno lasciato anche un grande patrimonio letterario e poetico e che seppero padroneggiare la matematica e la geometria.
La scienza in cui, peraltro, eccelsero, proprio per i suoi risvolti sociali, fu la medicina, nella quale furono maestri riconosciuti nell’antichità e della quale trasferirono agli altri popoli, specie ai Greci ed ai Romani, le loro conoscenze, le loro scoperte e le loro cure specifiche.
Ciò che risalta nell’impostazione dell’arte medica egizia è che essa era imperniata sulla figura di un professionista, specializzato in un particolare tipo d'infermità.
Secondo Manetòn, sacerdote e storico egizio, gli iniziali riferimenti risalgono all’epoca del primo regno (intorno al 3000 a.C.), sulla scorta dei trattati sull’arte della dissezione scritti dal faraone Atotis.
In seguito Imhotep, sacerdote, astronomo, medico e primo architetto storicamente conosciuto, scrisse numerosi trattati di medicina (intorno al 2500 a.C.).

Il papiro “Ebers” (dal nome dello scopritore) descrive, poi, tre tipi di medicina praticati nella società egizia:
- dai sacerdoti di Sejmet, conoscitori di un ampio assortimento di erbe curative
- dai medici civili (Sun-nu), capaci di effettuare guarigioni anche con l’uso della magia
- dagli aiutanti (Ut) che, pur non essendo considerati terapeuti, assistevano la casta medica,
anticipando la corporazione degli infermieri.
Trattamento dell’emicrania Papiro Ebers Strumenti medici
Dalla prima dinastia e fino alla diciannovesima, la casta medica godeva di numerosi privilegi a dimostrazione della sua importanza sociale: aveva un’assicurazione d’invalidità, il diritto alla pensione, la licenza per malattia ed un orario giornaliero di lavoro di otto ore.
L’antico Egitto possedeva indubbiamente una scienza medica d'alto livello, come attesta la stessa mummificazione,  per effettuare la quale era necessaria un’approfondita conoscenza dell’anatomia e di quei processi che oggi fanno parte della biochimica e che soli consentono di effettuare l’imbalsamazione.
Sull’anzidetto “Papiro Ebers” si parla di analisi, diagnosi, terapie e probabilità di guarigione. Era una specie di guida per il medico generico, con 877 ricette varie, delle quali 95 sono rimedi per le malattie degli occhi, 40 per le malattie della pelle e 50 per il trattamento d'ustioni e ferite varie.
Ad esempio, quando Ippocrate disquisiva con i suoi allievi sui mali che affliggevano l’umanità, altro non faceva che trasmettere loro il sapere appreso in Egitto, dal quale la società civile ha tratto i primi fondamenti della medicina e della chirurgia, strutturati in modo scientifico e codificati secondo precise regole, che si riversarono - così come tante altre nozioni - prima sul mondo greco e poi su quello romano.

 

Giorgio Nobis (Verona)

 

(continua)

 

 

 

 

 

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