VOLTARSI INDIETRO
racconto di Natale
 

Quando Alfredo si sveglio’ ebbe una misteriosa sensazione.  Quando fu più lucido un ricordo si affacciò alla sua mente. L’immagine di Sofia al tempo del liceo. Lei aveva diciotto anni. Diresse lo sguardo verso il letto matrimoniale e la guardò con tenerezza: da qualche anno era sua moglie. Un traguardo che era stato difficile da raggiungere in parte per colpa della sua timidezza, in parte per l’eccessiva riservatezza insegnata a quei tempi alle figlie., ma in grandissima parte per gli avvenimenti storici nei quali la loro generazione era stata  coinvolta. Eccola nel ricordo , la sua compagna di classe al liceo , la Sofia di diciotto anni. Piccola di statura con un bel viso illuminato da occhi chiari e vivaci.
Se ne era innamorato  pur convinto di detestarla . Era la prima della classe . Latino e greco , due scogli sui quali si era infranto il suo orgoglio per lei erano una piacevolezza. Quel sorriso appena accennato sulla bocca lo affascinava e al tempo stesso lo disorientava. Cercava di recuperare il controllo con la rivalsa. Lui era il più bravo in italiano. Ma il problema non era così meschino . Quelli semmai erano semplici reazioni. Alle volte riceveva l’impressione che volesse fargli intendere qualcosa mettendo in moto un arrovellio della mente:” le piaceva almeno quanto lei piaceva a lui?”. Il solo incrociare il suo sguardo innescava qualcosa di simile alla balbuzie.
Era un caldo giorno di giugno ed era l’ultimo giorno di scuola. Una chiusura che era stata anticipata per i venti di guerra che soffiavano nel mondo.
Poche settimane dopo l’Italia entrò in guerra. Non passò molto e Alfredo ricevette la chiamata alle armi.
Quando si recò a casa di Sofia   Alfredo aveva inglobato nella sofferenza per il vicino distacco, il rimpianto per il tempo perduto.
Ad aprire venne  lei. Sul suo bel viso era scomparso il sorriso. In pochi minuti avvenne quel che non era successo per anni. Uno stravolgimento ed una voglia pazza di recupero. Si abbracciarono (lo avessero fatto prima!). Lei parlò per prima: “ti ho sempre voluto bene”. Alfredo:”io ti amo da anni”. Singhiozzava mentre Alfredo cercava di confortarla. La stringeva a se senza esprimere un pensiero angoscioso “ti rivedrò?”
Quando giunse il giorno della partenza Alfredo avrebbe voluto evitare a Sofia altre emozioni ma ella venne ugualmente alla stazione. Quando  salì sul vagone con il suo reggimento , attraverso il finestrino le loro mani si strinsero forte ancora. Una sofferenza per entrambi. Sono i momenti in cui si vorrebbe che il treno non si muovesse e al tempo stesso che partisse subito per entrare in un diverso stato d’animo, quello dell’attesa e della speranza.
La separazione durò tre anni. Prima al fronte poi la prigionia.
Tutto arriva. Anche il giorno del ritorno annunciato senza indicazione precisa.
Sofia era venuta tutti i giorni alla stazione in attesa di un treno che non arrivava mai. Finalmente arrivò. Quando Alfredo mise il piede a terra sotto la pensilina lo attendeva l’abbraccio caldo e confortante di una donna innamorata.
“Sofia abbiamo finito di soffrire. Ci sposeremo prestissimo dovessi mettere a sottosopra il mondo”.
Entrambi sentirono che la loro vita ricominciava. Anzi cominciava. Anche quella mattina constatò che il  ricordo era sempre vivo come fosse stato appena vissuto.
Alfredo sul punto di uscire per recarsi al lavoro diede ancora un’occhiata a Sofia che sonnecchiava   e si  preparò a vivere sull’onda del risveglio una giornata felice.   

Giovanni Noera (Modena)

 

 

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Amici Comit News - Natale 2014