Una favola
surreale sulla vita
NATALE
Un racconto di Salvo Barone (Como)
Personaggi
- Natale – caro
estinto
- Emozione – amica di
Natale
- Ragione – amica di
Natale
- Letizia – amica di
Natale
- Prossimo – il vicino
che tutti abbiamo
- Desirè – moglie di
Prossimo
◊
◊ ◊ ◊ ◊
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◊
L'obitorio era così come se l'erano immaginato per tutta
la loro esistenza. Privo di vita.
Corpi immobili dallo sfasciacarrozze, luci spente, odori
anestetizzati.
Natale era lì, disteso. Aveva abrasioni sul volto ma
anche sulle gambe e sulle mani. I muscoli contratti
gonfiavano la pelle del suo corpo affusolato.
Doveva aver lottato sino alla fine.
Dentro la stanza spoglia lo cullavano i sussurri delle
amiche.
-
Nel fiore
dell'età - bisbigliò Ragione allungando un lenzuolo
bianco sul feretro.
-
Com'è
successo? - chiese Emozione.
-
Un tappo di
sughero - sorrise Letizia con gli occhi lucidi.
La risposta era rimasta a galleggiare nel silenzio e
così, per completare il pensiero, le sembrò ragionevole
aggiungere:
- Natale amava tutto. Il
mare, la pioggia, la campagna. La vita. Per lui la vita
era esserci.
-
Aveva tanti
amici - ricordò Emozione.
-
Credeva di
averli. Era lui, l'amico di tutti - la corresse Ragione.
-
Stavi
raccontando del tappo ... - fece curiosa, Emozione.
Con la mano incerta Letizia aveva tastato il bordo della
lettiga. Non aveva il coraggio di andare oltre.
Aggrappare un dito all'orlo del sudario le sembrò il
compromesso più accettabile.
- Non bisogna aver paura.
Diceva così: nella paura non c'è vita - ricordò con un
sussurro incrinato.
-
Era solo -
puntualizzò Ragione.
Tirò un sospiro svogliato. Non voleva parlarne. Riguardò
la sindone e come una maestrina stanca iniziò a
spiegare.
-
Erano ciechi.
Natale era un orfano al contrario. I genitori erano
ciechi, non l'hanno mai visto. Natale li accudiva da
quando è nato.
-
E adesso?
-
Non hanno
voluto vederlo. Cioè, avete capito cosa intendo, non se
la sono sentita di venire qui. Per loro non è più vita,
senza Natale.
Letizia scosse il capo e Ragione riprese il suo
racconto:
- Maria e Giuseppe, si
chiamano così, hanno smesso di vedere molto presto. Lui
per un incidente in fabbrica, lei invece per
un'infezione. Avevano meno di vent'anni quando si sono
conosciuti. Due orfani, irrimediabilmente ciechi.
-
Si sono
sposati? - soffocò Letizia portandosi la mano davanti la
bocca per la meraviglia.
-
Non solo.
Hanno messo al mondo il nostro Natale - tirò su le
labbra Ragione. - Maria e Giuseppe non volevano vivere
il resto della vita al buio, serbavano un ricordo vivido
dei colori e un figlio avrebbe riacceso la luce.
-
Che tristezza
- si lasciò sfuggire Letizia.
-
Invecchiare al
buio, è tristezza - la rimbrottò Emozione.
-
E dunque il
bambino?
-
Che poteva
fare? Ha imparato a farsi trasportare dalla vita. A
correre dove c'è bisogno. Quando non hai scelte diventi
Santo oppure Demonio.
-
Ecco perché il
nome! Natale - esclamò Letizia.
-
I presupposti
non erano così incoraggianti. In definitiva un augurio
per una vita serena.
Emozione sentì scaldarsi il cuore e allungò una mano
caritatevole. Prese a carezzare il volto di Natale che
sembrò rianimarsi quando un ciuffo di capelli bianchi
gli scese sulla tempia fredda. Dentro la stanza spoglia
i bisbigli delle tre amiche alitavano come un venticello
tiepido venuto ad addolcire il rigore della morte.
-
E con
Prossimo?
-
Prossimo è
arrivato dopo. Lo sai, no? cosa aveva - fu lesta
Ragione.
-
Il cuore
grosso?
-
Cardiomiopatia
ipertrofica. Andava avanti a beta bloccanti.
Letizia sbuffò.
Ragione invece raccolse il suo disappunto dentro una
smorfia:
- Un perditempo, un distributore
automatico di menzogne. L'unica cosa vera era questa
benedetta storia del suo cuore.
-
E la moglie
che aspetta un bambino - si affrettò a puntualizzare
Emozione.
-
È nato l'altro
ieri.
-
Però il resto
sono balle - non volle arrendersi Ragione ritornando al
suo racconto. - Natale con la sua voglia di fare
l'amico, c'è cascato come un pollo. Lui e la sua mania
degli invisibili. Natale diceva che poteva vederli,
vedeva i sentimenti nelle persone, era una sua dote. Una
vera folla: Speranza, Ordine, Successo, Fortuna, Dolore,
Pazienza... tutti suoi compagni di viaggio. Vi rendete
conto?
-
Ma allora noi?
- dubitò Letizia.
-
Che domande,
noi ci siamo davvero. Eravamo dentro di lui, non aveva
bisogno di vederci!
-
È vero - annuì
Emozione.
-
Ma torniamo a
Prossimo. Un codardo asserragliato dentro la
malformazione del suo cuore. Un miserabile che viveva di
espedienti, con l'impegno di fregare il prossimo. Lo
sapete come si erano incontrati, lui e Natale?
-
La moglie di
Prossimo, Desirè, era una sua fiamma - chiarì Emozione
allungando lo sguardo triste sul lenzuolo bianco.
-
Si conoscevano
da quando erano bambini. Natale amava Desirè, ma sapete
come sono le donne certe volte: le sofferenze le cercano
con il lanternino. E così quattro moine e tante
promesse, Prossimo gliel'ha fregata. Però alla lunga
Desirè si era stufata e aveva deciso: il bambino che
aspettava da Prossimo l'avrebbe fatto crescere senza il
padre.
-
Come se a quel
punto quella fosse una soluzione - borbottò Emozione.
- Natale
aveva capito. Insomma ha preso Prossimo in disparte e
gli ha riempito la testa di raccomandazioni parlandogli
di Responsabilità e Amore. Deve aver fatto breccia,
perché finalmente Prossimo si era messo a lavorare.
- Dove?
-
Lo stesso
lavoro di Natale. Pulivano le cisterne: vasche, silos,
cisterne. Per la verità Natale sgobbava e Prossimo si
imboscava.
-
Sino a ieri -
mormorò amareggiata Emozione.
-
Prossimo aveva
portato una bottiglia da stappare per la nascita del
figlio. Aveva chiamato Natale in mensa e gli aveva
detto: il tappo lo conservo, voglio cambiare vita. E
Natale, tanto per cambiare, se l'era bevuta come un
allocco. Alla ripresa del lavoro il cardiopatico si è
infilato in una vasca vuota, ha calato la scala ed è
scomparso. Aveva bevuto e voleva farsi la pennichella.
Quando dal bocchettone hanno iniziato a riempire la
vasca si è svegliato e si è messo a urlare. Sono stati i
fanghi pesanti. Non riusciva a risalire, perché i fanghi
gli portavano via la scala.
-
E Natale?
-
È accorso
subito. Ha bloccato la manetta e si è affacciato.
Prossimo era già stordito, stava immobile aggrappato
alla scala come a una zattera. Natale, con i suoi
invisibili, ha visto tutto: Paura, Angoscia e
Disperazione lo guardavano con un sorriso tronfio,
soddisfatte della scena. Altruismo non si faceva vivo.
Allora Natale si è messo a urlare. Ma niente. Per un
attimo si è presentato Infame, gli ha detto che se
moriva Prossimo poteva prendersi Desirè.
-
E Natale che
ha fatto?
-
L'ha cacciato,
figuriamoci! L'unica ad aiutarlo è stata Speranza, con
quel tappo di sughero che galleggiava nel fango.
Gliel'ha fatto vedere lei. Così Natale si è calato con
una fune e da laggiù ha tenuto la scala per fare
risalire Prossimo. I veleni, ormai avevano invaso la
vasca e non c'e stato niente da fare. Generosità e Pietà
l'hanno visto lottare sino alla fine, ma da solo non
avrebbe mai potuto farcela.
-
Insomma, è
rimasto solo. Lui che aveva vissuto senza genitori non
voleva che il bambino nascesse.....
-
In questo
mondo distratto ...
-
Tante volte
meglio essere ciechi.
-
Piangeva, si
disperava. Noi forse ... - dubitò Ragione.
-
Cosa potevamo
fare? Tu, Ragione, l'avresti dissuaso; non doveva
calarsi in quella cisterna per nessun motivo, lo sai
bene. In quanto a te, Letizia, beh, non era proprio il
tuo ambiente. E io da sola non potevo: con Emozione da
sola, non si risolve niente.
-
Quel dannato
tappo di sughero valeva una vita - disse Letizia, in
conclusione.
Il neon della stanza ebbe un fremito e le pareti grigie
furono percorse da un timido barlume.
Le tre amiche si allontanarono spaventate mentre un
transito di speranza attraversò i muri prima di
affondare dentro la pasta nera dell'oblio.
Dalla porta aperta si allungò l'ombra di un camice
bianco e una mano incerta andò a tastare l'interruttore.
-
Oh! Si è
fulminata di nuovo! - disse nel vuoto.
Si avvicinò alla lettiga pizzicandosi il naso.
Chissà perché, nel momento in cui l'aveva preso in
carico, quel corpo tonico gli aveva generato commozione.
Di corpi freddi era abituato a vederne tanti, ma in quel
caso uno spasmo gli aveva attraversato il cuore
stringendogli un nodo in gola.
Sollevò le spalle.
-
Tanto ... -
borbottò grattandosi la testa. - Sto povero Cristo della
luce che se fa?
by Salvo
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Salvo
Barone è nato a Palermo nel 1956, è sposato
e ha due figli. Vive a Como.
Nella sua vita bancaria, ormai lunga, si è
forgiato al cambiamento e ormai più niente
lo impaurisce. Anche per questo è diventato
un apprezzato scrittore di libri gialli.
In Comit ha assaporato i rigori delle
campagne ex carichi D.C., è poi passato per
la campagna di Sardegna (10 anni) giungendo
in riva al Lario nel 1999. Nel 2001 ha preso
atto della scomparsa della Comit rinnovando
il suo vincolo matrimoniale con Banca
Intesa, oggi Intesa Sanpaolo.
Ama coltivare legami a lungo termine. Non
pratica il bon ton deliberatamente, evitando
però di farsene accorgere. Ecco perché
complessivamente è una persona a modo.
"Una giustizia più sopportabile" è il suo
quarto romanzo, il secondo ad essere
pubblicato (il primo è "Le regole del
formicaio"). |
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