AMARCORD DI UN NATALE IN TEMPO DI GUERRA
messo a confronto con quelli
recenti ove tutto viene messo in discussione,
ma sia anche di monito per
ripartire onesti e trasparenti in chiave riformatrice
come sta facendo anche Papa
Francesco!
Tessera annonaria che, in tempo di guerra, in piena era
fascista, dovevamo
esibire per avere il pane razionato a seconda dei componenti del
nucleo familiare
Sono in pochi a
ricordare (e meno male che è così in quanto esiste una
controparte più… giovane e fortunata di me) un periodo
caratterizzato dalla fame, realtà che, durante la guerra, specie
durante le feste natalizie, acuiva ancor di più un panorama di
carestia, tristezza e quant’altro.
Una cosa che non dimenticherò mai e che ancor oggi mia figlia e
tanti giovani malgrado gli sforzi non riescono o non vogliono
comprendere, è che per poter mangiare un pezzo di pane comune,
era necessario presentarsi con le tessere annonarie che un
“addetto ai lavori” di matrice fascista (eravamo infatti
nell’era fascista durante la quale noi, allora delle scuole
elementari, eravamo obbligati dal regime a scrivere sui compiti
la data seguita da E.F. (era fascista, ndr) controllava
meticolosamente dette tessere per poi ritagliare un bollino
dalle medesime e consegnare un numero di pani a secondo dei
bollini ritagliati.
Ricordo ancora molto bene questa tragedia che, in un mondo come
l’attuale, dovrebbe far riflettere. Ah…. dimenticavo di
precisare che il pane era di color scuro, infatti lo chiamavano
pane nero come le camicie del regime e che il pane bianco era
riservato solo a chi poteva comperare la farina bianca di
contrabbando, come potevano permetterselo certi esponenti
fascisti, gerarchi ecc. ecc. Insomma, per dirla in breve, poter
allora consumare un pezzo di pane bianco, era come mangiare una
fetta di panettone, o anche più.
Io, per la verità, non ho sofferto la fame in quanto mio padre,
impiegato al Consorzio Agrario Provinciale di Venezia, faceva
avere in qualche modo alla famiglia dei sacchetti di pane
biscottato che veniva consumato, dosandolo, durante l’arco di un
mese circa, …topi permettendo in quanto in quel periodo erano
affamati anche loro, forse perché allora gli uomini avevano poco
da buttar via…. Ricordo che molti della mia età mangiavano con
gli.... occhi il pane che io, forse più fortunato di loro,
addentavo anche senza alcun companatico. Ricordo anche che
barattavo, con una contadinella che aveva dei frutteti a Maerne
di Martellago (VE) dove ero sfollato per paura dei
bombardamenti, barattavo – dicevo - uno-due panini biscottati
con 5-6 pesche.
La storia da raccontare sarebbe lunga ma, da questa situazione
di fame, di paure, di mancanza di tutto (non parliamo di
vestiario, di medicinali, di olio d’oliva, zucchero ecc.ecc;)
traspariva in maniera molto e molto evidente un senso di
reciproca collaborazione, di mutua assistenza fra tutti: insomma
uno per tutti, tutti per uno, tanto da avvertire una vera e
genuina voglia di stare insieme, di vivere e di affrontare i
disastri della guerra per poi ripartire…
Una riflessione. Una sorta di favola di…Fedro.
Non sarà che l’Italia ed il mondo hanno bisogno nuovamente di
una guerra per socializzare, per aiutarsi, per amare? Per
ritrovare insomma la voglia del vivere nei contesti sociali, in
particolare in Famiglia, come vorrebbe insegnarci il Santo
Natale?
Siamo in grado di
sforzarci, almeno durante questo periodo, per ripristinare un
ritrovato gusto di vivere, lontano dalle beghe politiche, dagli
screzi sociali, dagli inganni, dalle ruberie istituzionali, da
tutto ciò insomma che non è riconducibile alla semplice stalla
della Natività? Dobbiamo forse affermare che erano più sentiti i
Natali del tempo di guerra rispetto a questa realtà nella quale
guazziamo su tutto? Nella quale, malgrado ciò, l’uomo appare
sempre più infelice, diviso e sconosciuto? E, fors’anche, avulso
dalla sua stessa natura umana?
Auguri di Buon Natale a tutti. !!!
ARNALDO DE PORTI (Feltre)
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