1a puntata

 

In questi ultimi tempi ha visto la luce una documentata “Storia del Lupettismo e del Coccinellismo lombardo” in concomitanza con la storia, per gran parte metodologica, del Lupettismo italiano.
Chi questa Storia l’ha vissuta, chi vede un degrado di idee e di sostanziale differenziazione dall'originario ceppo che ha condotto ad una divisione associativa, sente un sincero rammarico che non si possa essere “fratelli scout” sotto un’unica insegna.
Perchè sono convinto che se si è scout sinceramente una prima volta lo si debba essere per sempre.
Occorre cioè abbracciare eseguire la sua “semplicità” che si basa essenzialmente in una Promessa ed in una Legge che non hanno bisogno di altre sovrastrutture per segnare e dirigere la vita di una persona.
Io li ho trovate da giovane, le ho racchiuse in me stesso, ho cercato di mantenerle nella vita.
Nella Storia sopracitata II Lupettismo più che lombardo fa in gran parte riferimento al centro nevralgico dello scoutismo regionale che è la grande Milano.
Nella bella esposizione di dati di fatti, di studi e di incontri, abbiamo notizie ufficiali a livello nazionale e metropolitano, dove il maggior numero dei Capi già pronti per una tradizione di continuità ed una conoscenza del metodo, permetteva un’azione incisiva e programmata.
Ma com’era accolto, nei centri minori, questo movimento, che esigeva una divisa, quando quella di tipo fascista era stata imposta per decenni, quando si andava a scuola il sabato in camicia nera ed al pomeriggio alle manovre inquadrate o all’istruzione “premilitare”, con tamburini, gagliardetti, canti patriottici ?
Permetta il lettore che lo faccia partecipe della mia esperienza in questo campo e gli narri la mia vita scout, ora che la canizie infierisce sul mio capo e l’animo mio si appresta a diventare spirito, e chiederà al Divino di fare da Angelo Custode a qualche giovane Capo.

 

Quando, nel 1995, si festeggiò il 50° anniversario della ri fondazione dello Scoutismo pavese, Capi e scout giovani divennero curiosi si sapere qualcosa di più sulle origini e vicissitudini primordiali del movimento scout pavese, per cui fui invitato ad un incontro coi Rover ai quali descrissi l’avventura di quei tempi passati.
Alla fine, dopo aver cantato insieme a loro “Signor tra le tende schierati ” (con alcune note che non corrispondevano con quelle che io avevo appreso molti anni prima...) l’Assistente mi chiese meravigliato come mai avessi ancora, nonostante i capelli bianchi, tanta memoria e altrettanto entusiasmo per gli scouts.
Era semplice: perchè avevo deciso che "semel scout, semper scout", cioè una volta che si è pronunziato sul serio la Promessa e si è compreso il valore della Legge Scout, che è parallela ai comandamenti di Dio, si possono impostare tutte le azioni della vita.
In seguito la confermai, nella penombra della Chiesa di San Lanfranco, con la IPISE fatta al Vice Commissario regionale Gigi Radaelli.
“Perchè - mi disse ancora l’Assistente del I°- lei (già, mi dette per lei forse per l’età, forse perchè come storiografo e poeta dialettale, medaglia d’oro del Comune... godevo in città di una certa notorietà) non scrive questa sua esperienza. Potrebbe essere d’esempio per tanti giovani Capi...


Ecco perchè mi permetto di far un poco della mia biografia scout e civica, perchè posso narrare le vicissitudini di questo primo periodo, così come le ho vissute, da protagonista, e che so essere molto simili a quelle accadute in altre città lombarde, avendo avuto l’occasione di conoscere poi tutti i Capi Branco della Regione.
Giovani Capi, siate fieri di questi vecchi Capi che vi parlano, non per nostalgia del passato ma perchè “semel scout, semper scout”, e siate fedeli alla Promessa ed alla Legge come molti di loro lo sono sempre stati.


Devo dunque portarmi all’Aprile del 1945, appena dopo la “Liberazione”, in quell’Oratorio cittadino dedicato a San Luigi, a cui tornavano, reduci da una guerra disastrosa o da campi di istruzione militare forzata germanici, i giovani ed anche i non più giovani reclutati dalla Repubblica Sociale Italiana.
Io, allora, ero Delegato Aspiranti dell’Azione Cattolica e membro di un triumvirato che fungeva da Presidenza Diocesana dell’Azione Cattolica in quanto il Presidente era in guerra, il sostituto era morto in campo di Concentramento tedesco, l’occupazione tedesca ed il controllo fascista, che temeva i giovani cattolici che non condividevano la politica del Littorio, avevano fermato ogni manifestazione materiale o morale.
Forse era questo clima di sfida che ci faceva solidali, uniti, che rafforzava le amicizie. Noi, pochi giovani rimasti, con l’aiuto materiale e spirituale del Direttore dell’Oratorio, Don Camillo Vigotti, organizzavamo le barco-gite sul Ticino, le biciclettate con la TODT (questo era il nome della Organizzazione di lavoro forzato dei tedeschi da noi tradotta in “Tipi oratoriani da Turismo”.
Si raggiungevano dei bei boschi sulle rive del Ticino e qui nacque la prima scintilla dello Scoutismo. L’accese Nino Bondioli (che poi fu il Segretario privato di Virginio Rognoni quando questi diventò Ministro dell'Interno) ed era il Presidente oratoriano dell’A.C.I., il quale, tirandosi vicino alcuni dei miei ragazzi, ed anch’io, cominciò ad insegnarci dei nodi ed a rievocare i passati tempi in cui era stato scout e tutti noi potevamo ancora vedere il giglio scolpito sul muro del cortiletto piccolo dell’Oratorio, sotto la finestra della stanza della filodrammatica, che era  stata la sede del Riparto nel 1926/28.
Fu così che ebbero vita i “Cavalieri di San Giorgio ”, un gruppo relativamente piccolo, che, pur senza la divisa ma con lo stesso entusiasmo, apprendevano le prime nozioni della vita all’aperto secondo un metodo non ufficialmente dichiarato.
Non eravamo “Aquile Randagie”, come i milanesi e non so se Bondioli lo sapesse che c’erano, ma i suoi occhi si illuminavano quando, ci faceva pensare che erano stati per lui veramente belli quei pochi anni che aveva passato a giocare a fare i “rangers”, quegli uomini di confine che sapevano cavarsela in ogni contingenza. E noi, nel nostro piccolo, cominciavamo ad assaporare il gusto di agire secondo un modo proibito dalla legge fascista.
Strano, o forse non del tutto strano, era vedere la convinzione che già nel settembre del 1943, quando veniva costituita la Repubblica Sociale Italiana e si passava sotto il controllo tedesco, in questi vecchi scout era già la certezza che la guerra sarebbe presto finita e sarebbero tornati a funzionare dei Riparti scout.
Allora non lo sapevo che il nostro Don Camillo era membro del Comitato di Liberazione partigiano e con l’aiuto del Vescovo, Mons. Carlo Allorio, si dava da fare per mettere in salvo i giovani dalla precettazione forzata dei fascisti.
Io ero all’ultimo anno di scuola per Geometri ed in ottobre, all’apertura dell’anno scolastico, nella mia classe, la IV B geometri, eravamo 26 presenti. Poi vi fu un fuggi fuggi generale per salvarsi dalla precettazione forzata, io riparai all'Ospedale di dove fui prelevato in gennaio, inviato a Baggio per la visita di controllo e, avendo il cuore in disordine, fui riformato. Direi, per grazia ricevuta.
Ripresi la scuola, e mi trovai con solo sette compagni: quattro riformati, un invalido, due con cittadinanza stranieri), l’una iugoslava e l’altra svizzera. La scuola durò fino a maggio, poi vi furono degli esami sommari, fummo tutti e otto promossi e “diplomati”.
Mio papà, che era stato richiamato in Comune (era stato per 15 anni Comandante dei Vigili Urbani ed ora gli avevano assegnato l’Ufficio Alloggi, cioè la requisizione forzata degli alloggi abbandonati dai proprietari per ospitare i fascisti che fuggivano dal Sud ove avanzavano le truppe alleate), mi aveva fatto ottenere dal Comune un posto di lavoro come cassiere degli Spacci comunali di frutta e verdura.
Pertanto ero stato munito di un lasciapassare bilingue (l’Ausweis) che serviva a non farmi bloccare e spedire in Germania, e, nel tragitto da casa al Mercato generale, ove aveva la sede l’Uffìcio degli Spacci., mi veniva chiesto talvolta perfino tre volte.

 

Fine prima puntata (settembre 2013) - continua

 

 

Vi abbiamo già parlato del collega Virginio Inzaghi, poeta dialettale, scrittore, fine umorista e storico di Pavia.

Il figlio Claudio ci ha inviato il volumetto SEMEL SCOUT SEMPER SCOUT )scritto con lo pseudonimo di Phao Del Lago), una storia dello scoutismo pavese, nel quale Virginio fu particolarmente attivo,
Virginio ci accompagnerà per molti mesi in quanto vi presentiamo a puntate sulle NEWS l'intero lavoro iniziando dalla pubblicazione del settembre 2013:

settembre 2013 - prima puntata

 

 

 

 

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Amici Comit News - settembre 2013