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BILBAO/MUSEO GUGGENHEIM 02 giugno sabato

 

Prima colazione e partenza per Bilbao.

Si trova a 12 km dalla costa cantabrica, grande città sul fiume Nervion, capoluogo dei Paesi Baschi, dove risiede quasi la metà della popolazione totale della Regione basca. Il toponimo del capoluogo sembra derivare da Bi-albo  cioè “due fiancate” in lingua basca, in riferimento alle due sponde della ria (estuario) formata dal Nerviòn su cui è sorta la città le cui origini risalgono al Medio Evo. Don Diego Lopez de Haro, Signore di Biskaia, concesse nel 1300 a Bilbao il nome di città. Il porto fluviale, il più importante porto della Spagna,  prima era all’interno della città sul fiume Nervion navigabile (era più sicuro approdare presso le banchine all’interno della città che non sulla costa) poi fu portato  sulla costa. Gli scambi con Bruges e Nantes  così si intensificarono e anche con la Gran Bretagna, per questo  Bilbao si vanta di avere uno stile britannico. Con la crisi industriale (a Bilbao c’erano aziende siderurgiche, navali, banche, commercio) Bilbao cercò di darsi da fare puntando sulla diversificazione delle attività. Con un grande fervore di lavori  riesce man mano a rinnovarsi anche esteticamente per cancellare l’immagine di città brutta, grigia e inquinata.

Per la nuova Bilbao hanno operato architetti famosi come Norman Foster (abbiamo visto ad esempio per la città  strane strutture di vetro a forma pressappoco di bruco - apertura circolare larga da una parte  e  a coda stretta dall’altra - ideati da Foster, attraverso i quali si entra nel metro e vengono chiamati “fosterini”), o come naturalmente Frank D. Gerhy l’architetto del Guggenheim, o come ancora lo spagnolo Santiago Calatrava: suo è il bel ponte pedonale dell’Università o Zubi Zuri 1997 però con qualche difetto: pare che i lastroni di vetro diventano pericolosamente scivolosi e poi, data la costruzione lungo gli argini di un nuovo complesso architettonico, è stato necessario costruire una bretella disegnata dall’architetto giapponese Arata Isozaki, che connettesse il ponte alle rive. Naturalmente Calatrava ha chiesto al Comune di Bilbao un risarcimento di tre milioni  di euro per “violazione del diritto d’autore”. Ma ha perso la causa perché l’opera è di utilità pubblica. In Italia sappiamo comunque che a Venezia il ponte progettato da Calatrava sul Canal Grande è costato una fortuna solo di perizie e tanti sono i pareri discordi sulla sua bellezza!  Per il rinnovamento della città, che allora contava 340000 abitanti, è stata operata anche una revisione degli alberghi, alcuni  piuttosto dimessi sono stati sostituiti con nuovi alberghi di tendenza. Gli arrugginiti cantieri navali di una volta (stavano accanto a dove è ora il Guggenheim) sono stati rasi al suolo e si è fatto posto a una curatissima cintura verde con giardini, piste ciclabili e caffè affacciati sulle sponde del fiume. Il gotha dell’architettura dunque ha lasciato il proprio nome nella skyline di Bilbao. Oltre agli architetti nominati prima infatti hanno lavorato anche:  Alvaro Siza per l’edificio dell’Università Cesar Pelli (grattacielo di 40 piani), Zaha Hadid per il Piano Generale (la Hadid, come Gerhy esponente del decostruttivismo,  ha firmato recentemente il più spettacolare progetto architettonico del Tirolo: la nuova funicolare di Innsbruck che arriverà fino a 2300 metri, e in Italia sta lavorando adesso alla costruzione del MAXXI, Museo d’Arte del XXI sec, in via Guido Reni a Roma, utilizzando e naturalmente convertendo una grande caserma militare già esistente), Philippe Stark (la conversione delle distillerie del vino) e Rafael Moneo (Biblioteca).

Il Ponte detto dell’Arenal collega il centro storico di Bilbao al cosiddetto “ensanche”, ampliamento della città, cioè la parte nuova, di cui l’asse centrale è la Gran Via Don Diego Lopez De Haro (percorsa da noi a piedi per un tratto) con grandi  negozi, banche e splendidi edifici, e ha inizio dalla Plaza Circular con la statua di Diego Lopez  e termina alla Plaza del Sagrado Corazon  con una grande statua del Sacro Cuore.  Sulla  riva  destra della  ria, nel centro storico, La Catedral  di Santiago e un gran numero di bar e ristoranti.
 

Visita del GUGGENHEIM (Museo di arte contemporanea) 
E’ il capolavoro di Frank Gehry (architetto statunitense di origine canadese nato nel 1929) che l’autore ha voluto inserire fuori dal contesto antico della città affinché con le sue forme avveniristiche fatte di titanio e cristallo non apportasse sconvolgimenti architettonici. Ha scelto quindi la zona dei vecchi arsenali che sono stati rasi al suolo e ha  innalzato il museo appunto lungo le rive del fiume Nervion,  probabilmente ben consapevole che il gioco di riflessi nell’acqua  delle lucide superfici della sua costruzione  avrebbe creato affascinanti suggestioni cromatiche.

Esponente del “decostruttivismo”, Gehry opera una frantumazione e ricomposizione dell’edificio secondo un apparente disordine geometrico. Materiali molto utilizzati : vetro, titanio e granito. La struttura di tipo fantascientifico dà veramente  emozione e colpisce il nostro senso dell’immaginario. Stesso effetto mi ha procurato un’altra opera di Gehry a Praga: La “casa danzante”, detta anche “Ginger e Fred”, sempre in pannelli di vetro, e rappresenta appunto due ballerini che danzano: un alto corpo di costruzione più squadrato (il cavaliere) sembra piegarsi ad allacciare alla vita nella danza l’altro corpo arrotondato (la dama)!).

Nel piazzale esterno, prima dell’entrata al Museo, il visitatore è accolto da una serie di zampilli d’acqua (a distanza di circa un metro l’uno dall’altro) che fuoriescono dal pavimento alternandosi o tutti insieme. Sulla spiazzo d’ingresso, dalla parte opposta, il visitatore invece è accolto da Puppy, il gigantesco paffuto terrier alto 13 metri interamente  fatto di violette e fiori colorati, opera  di Jeff Koons (ex marito di Cicciolina), il quale pare facesse prima tutto un altro mestiere e poi si è inventato di darsi  all’ ”arte”). Il Museo gli ha dato mi pare circa 6000000  di euro per Puppy, (ma forse ricordo male). Sua è anche quell’altra opera d’ “arte” sistemata sul pavimento di una terrazza del Museo: un enorme mazzo di tulipani giganti in metallo coloratissimi, diciamo buttati per terra!

Eh si, Koons sa il fatto suo!

Un canale artificiale scorre (accanto al fiume) su un lato della struttura gehryana, e nelle sue acque, oltre che nel fiume, il Museo pare specchiarsi con vanità per vedersi risplendere al sole! Da certe bocche di questo canale, a intervalli di circa un’ora, fuoriesce del fumo o meglio del vapore acqueo le cui volute, che man mano cambiano forma trasportate dal vento, dovrebbero essere un’opera d’arte di un o di un’ artista  giapponese (non ricordo il nome). Di sera, ma non abbiamo assistito, pare che si vedono anche come delle fiammate. Campeggia, sempre su un altro spazio all’esterno del Museo, un’altra strana opera d’arte di Louise Burgeois:  si chiama “Maman”,  ha la forma di un ragno gigantesco, molto alto, con lunghe zampe che arrivano fino a terra e simboleggia la mamma, perché il ragno, secondo l’autrice, con l’abbraccio di tutte le sue zampe e con la tela, riesce a proteggere come una madre.
All’interno abbiamo in particolare visitato tre collezioni d’arte che comprendono capolavori di grandi maestri del XX sec.

Nella prima sala, la più grande del Museo, l’opera di Richard Serra (istallazione permanente) “La materia del Tempo” : sette sculture a forma di ellissi alte circa sei metri, riunite col nome di “Serpente”,  create per l’inaugurazione del Museo.

Serra, artista minimalista, ha usato materiali industriali poco convenzionali per creare le sette grandi ellissi (a spirale all’interno) in cui il visitatore può entrare e girare per arricchire la propria esperienza,  e suscitare in sé cambiamenti. L’autore ha detto che la sua opera dovrebbe essere  un punto d’incontro per la gente, uno spazio pubblico aperto dove si possono trasformare le percezioni, le emozioni e la realtà.  Dentro le spirali si gira ma non c’è niente, solo alte pareti. Non mi pare che abbiamo provato emozioni.

In un’altra Sala, Esposizione di P. Palazuelo (nato a Madrid nel 1915). Nelle sue opere (gouaches, dipinti e sculture) parte da esperienze post-impressionistiche per approdare al minimalismo attuando una confluenza paradossale tra forme di astrazione moderna e un metodo di lavoro di performance teatrale.    

Nella terza Sala l’Esposizione delle opere di Anselm Kiefer (tedesco n. 1945). Nelle sue opere si fondono pittura, collage e scultura. La sua tavolozza quasi monocroma si combina con materiali poco ortodossi come il piombo, il fil di ferro, la paglia, il gesso, i semi di girasole, cenere e polvere. La tessitura delle sue opere sottolinea la solennità e la natura trascendente del contenuto. Le tematiche si basano sulla religione, sul simbolismo nascosto, sui miti e sulla Storia. Fonti d’ispirazione sono anche la letteratura, la poesia, la filosofia di Heidegger e di Nietzsche, la musica di Wagner.
 

Snack in una trattoria di Bilbao seduti all’aperto: ottimo baccalà fritto a pezzi piccoli disposti su un letto di peperone o meglio pimiento verde.
Pomeriggio passeggiata tra i vicoli e sulla Ribera e giro panoramico in Pullman a osservare come il Guggenheim assume vari colori sotto la luce del sole, cosa che si verifica anche nel  tardo pomeriggio perché la luce del giorno in Euskadi in giugno dura  fino alle h 20,30! Questione di  fusi.

Cena in un albergo diverso dal nostro: zuppa di pesce discreta e cotolettine di pollo ! Avevo tanto desiderio di brodo veramente! Anche perché strano a dirsi  a me non piace il pesce.

 

 

 

 

 

 

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Amici Comit - giugno 2014