Amici Comit

 

 

BARCELLONA/RITORNO IN ITALIA 05 giugno martedì

 

Al mattino anzitutto piccola ferita al mio alluce destro (che si è scontrato con lo spigolo dell’anta dell’armadio) e vai a vedere come dovevo dire in spagnolo alla cameriera che volevo un cerotto! In effetti non dovevo sforzarmi troppo, bastava pensare al mio dialetto: in dialetto siciliano ma anche calabrese si dice “sparatrappo”, come in spagnolo! Lo sparatrappo però, ai tempi, da noi al sud non era come il cerotto di adesso che ha la garza incorporata, ma serviva solo per attaccare e tenere ferma una benda di garza eventualmente appoggiata sulla ferita. Insomma il rotolo di sparatrappo era come quei rotoli che usano gli elettricisti per legare i fili elettrici!

Più tardi visita del Parco Güell di Gaudi situato nei quartieri nord-orientali della città: un grande giardino dove  Gaudi escogita soluzioni  molto insolite con accostamenti di materiali quali pietre, maioliche colorate e paste vitree per la  costruzione di strane case con pareti  ondulate da mondo delle favole. Dopo, di nuovo al centro, e visita del Barrio Gòtic, centro storico e amministrativo della città, nel sito dove un tempo sorgeva il Forum Romano all’incrocio del “cardo” e del “decumanus”. Vi sorgono il Palau de la Generalitat centro del Governo autonomo della Catalogna,  la Catedral, capolavoro del gotico-catalano con vetrate del ‘400, la chiesa  Santa Maria del Mar che costituisce oggi un esempio unico dello stile gotico-catalano puro.

Snack in un bar.

Ritorno alla Plaza de Catalunja e da qui in su, passeggiata per il Paseo de Gracia la strada più famosa dell’ensanche attraversata da grandi arterie trasversali (molto utili per lo scorrimento del traffico) come la Gran via de les Cortes Catalanes e l’Avinguda  Diagonal. Sul Paseo  Palazzi monumentali spesso di gusto floreale, e poi la Casa Batllò di Gaudi  che offre splendidi effetti cromatici e dolcezza di linee curve.  Il tetto ha le sembianze di un drago colorato senza testa né coda.  Più avanti la Casa Mila o La Pedrera una delle opere, insieme alla precedente, più note e “provocatorie” di A. Gaudi per le sue ardite forme plastiche e i fantasiosi camini sul tetto.

Pomeriggio libero per cui io Mario e Maria abbiamo deciso di visitare all’interno la Sagrada Familia che al mattino avevamo appena ammirato dall’esterno. All’interno è sempre un cantiere (da quarant’anni) perché è noto che Gaudi non riusci a terminare la sua opera perché inopinatamente morto a 70 anni (1926) in un incidente (andò a finire in un ospedale dei poveri perché senza documenti e non si sapeva chi fosse, e lì è morto).  Gaudi per lavorare alla sua grande opera viveva giorno e notte nel cantiere. Lui doveva seguire pietra su pietra l’attuazione delle sue idee.

Oggi si stanno proseguendo i lavori seguendo i suoi progetti fin dove possibile. Belli ad esempio i pilastri interni realizzati a forma di alti alberi con in cima  rami di pietra. Anche nel Parco Guell avevamo notato  sempre degli alberi di pietra. Gaudi seguiva la natura nei suoi disegni e gli alberi erano importanti perché nei suoi ricordi c’erano le passeggiate con la nonna nei boschi dove gli alti alberi evidentemente avevano molto colpito la sua fantasia di bambino. Sua una delle grandi facciate della Sagrada, come ci ha detto Daniela, con in alto scolpita una cascata di colombe bianche che simboleggiano la discesa dello Spirito Santo, e poco più sotto il pellicano dell’Africa che simboleggia il sacrificio di se stessi, il sacrificio di Cristo (il pellicano quando non trova cibo per i piccoli, si buca il petto con il becco per dare il suo sangue  ai suoi piccoli).  L’altra facciata, che comunque volutamente risente dello stile di Gaudi, è però di un noto architetto contemporaneo. 

Ritorno alle Ramblas (dove ci siamo riuniti con Rita che si era divertita di più a guardare le bancarelle per comprare ventagli, uno dei souvenir tradizionali), e via a curiosare al mercato della Boqueria : montagne di frutta dai vari colori, anche pulita e tagliata e sistemata in vaschette di plastica con annessa forchettina! E pescados, e garbanzos (ceci speciali di Spagna), e esparragos bianchi. Tutto molto ordinato e pulito. Io, per  l’assonanza del nome, mi aspettavo invece qualcosa di simile alla “Vucceria” di Palermo, con lo stesso disordine e le grida arabizzanti dei venditori!
A questo punto purtroppo ritorno al Porto di Barcellona per tornare in Italia.

Un po’ di malinconia  quando la nave, alle h 20, cominciò a  uscire dal porto.  Come per sentirci ancora in terra di Spagna, affacciati sul ponte, abbiamo salutato Barcellona che si allontanava ma ancora ci offriva lo spettacolo delle guglie della Sagrada Familia, dell’immancabile ”suppostone” alto sul resto degli edifici e…ma cos’era quel “grosso coso” risplendente di mille colori? Ma si, il famoso “Pesce” color rame di Gerhy risplendente (alle h 20 c’erano ancora raggi di sole) perchè fatto di una griglia di acciaio luccicante. Collocato alla base di due torri di riferimento, segna l’inizio dell’area portuale olimpica.  

Per Barcellona è stato dato il via proprio in questi giorni a un altro progetto di Gehry : “La SPOSA”, un edificio di vetro e alluminio (di 145 m. d’altezza  per una superficie di 80mila metri quadrati distribuiti su tre piani) che s’innalzerà nel triangolo ferroviario della Sagrera. Gehry l’ha battezzato così in allusione alla “coda” (il velo del vestito della sposa) formata dai grandi pannelli solari che ricopriranno, come una coltre trasparente, il  tetto del Museo dei trasporti (un solo piano) adiacente all’altro edificio, situato in basso ai suoi piedi. Il gioco geometrico di trasparenze che deriva dai pannelli può ricordare infatti il velo di una sposa. L’edificio gehriano ospiterà  forse uffici, un albergo, un centro commerciale, alloggi residenziali. Ancora comunque è da decidere. Spesa stimata 250 milioni di Euro. 

 Notte in nave tranquilla. Al mattino colazione sul Ponte della nave. Bellissimo lo spettacolo delle Bocche di Bonifacio fra le frastagliate coste della Sardegna e della Corsica ricche di isole e isolette. Bridge al sole sul ponte.  Snack al self service.

 H 15,30 arrivo a Civitavecchia e poi in pullman per Roma. 

 Dopo il ritorno a casa un immediato desiderio: un bel brodo caldo! Finalmente!

 

                                                                      Mariella Di Pasquale

 

 

 

 

 

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Amici Comit - giugno 2014