“Enrosadira” deriva dalla parola ladina rosadüra o enrosadöra che vuol dire “diventare di color rosa”.

Il termine “ladino” deriva palesemente da “latinus” la lingua dell’antica Roma che, espandendo il suo impero, arrivò a conquistare l’intero arco alpino. Il latino parlato dai romani penetrò nelle regioni delle alpi centro-orientali in tempi e con modalità differenti venendo a contatto con le popolazioni indigene che gli storici romani designavano con il nome collettivo di “Reti”, da cui deriva il nome geografico Alpi Retiche.

Il latino volgare parlato dalle truppe dei soldati romani si mescolò con le parlate delle popolazioni locali dando origine al “ladino” una lingua che subì, dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente, l’influenza dei vari linguaggi delle popolazioni germaniche provenienti dall’Europa centrale. Queste, a loro volta, introdussero non pochi elementi delle loro lingue d’origine.

I diversi elementi linguistici si sono variamente sedimentati nelle parlate ladine e ancora oggi se ne ha testimonianza in molte parole d’uso comune. Oggi il ladino viene parlato, nelle sue diverse varianti, in tre aree: nel Cantone dei Grigioni in Svizzera, nell’area “ladina dolomitica” e in Friuli-Venezia-Giulia ed è riconosciuto come lingua minoritaria in 54 comuni divisi tra Trentino e Veneto.

In Val di Fassa il ladino viene utilizzato quotidianamente nella vita sociale, nei documenti istituzionali, insegnato nelle scuole e trova spazio all’interno dei media locali.

Molte sono le fiabe e le leggende che ci parlano della Val di Fassa e dei suoi meravigliosi luoghi abitati da singolari personaggi come lo stregone Spina de Mul (Scheletro di mulo), il guerriero Ey de Net (Occhi della notte), la principessa Soreghina, figlia del sole e Conturina, la fanciulla pietrificata dalla malvagia matrigna a causa della sua bellezza. E poi, chi non ha mai sentito parlare della leggenda del Re Laurino e dei “Monti Pallidi” e il suo magico giardino di rose (Rosengarten). In questa leggenda ci viene svelato il perché queste montagne al tramonto si tingono di rosa dando origine, appunto, a quel fenomeno chiamato “enrosadira”.

Di questa leggenda ne ho già scritto qualche anno addietro e chi volesse conoscerla tutta può cliccare sul link  http://www.piazzascala.altervista.org/laurino/index.html .

Di questa leggenda ne esiste anche una seconda versione che è conosciuta nel paese di Moena e si intitola precisamente “Re Laurin e le trei tosate” “Re Laurino e le tre bambine”. L’origine, molto recente, di questa versione alternativa viene spiegata dal fatto che il compositore e scrittore moenese Ermanno Zanoner (1907-1991), in arte Luigi Canori, volle comporre un’opera ispirandosi appunto a questa leggenda. Originario di Moena, la adattò al suo paese natale dando così vita alla fata immortale di nome Moena da cui la sua fama di “Fata delle Dolomiti”. Per coloro i quali non dovessero conoscere il giro del Catinaccio invito a cliccare sul link http://www.piazzascala.altervista.org/catinaccio/index.html per saperne di più.

Per conoscere queste zone e immergersi in paesaggi naturali unici al mondo non c’è niente di meglio che il “Trekking delle Leggende”, un percorso di duecento chilometri suddiviso in nove tappe per un totale di circa 60 ore per compensare un dislivello di 16.000 metri da percorrere fino al tramonto per non perdersi l’enrosadira: le vette dolomitiche sembrano accendersi sotto gli ultimi raggi del sole assumendo un’incantevole sfumatura rossastra.

 

Quest’anno, vuoi per le incerte condizioni atmosferiche, vuoi per la brevità del soggiorno rispetto ad altri anni, con mia moglie ci siamo limitati a ripercorrere solo alcuni di questi itinerari rigorosamente tutti a piedi perché per noi funivie, seggiovie, ovovie, bidonvie, ecc. ecc. come se non esistessero.

Non nascondo la mia passione per il Rosengarten (Catinaccio): tornarci ogni volta è una bellissima emozione, come se fosse ogni volta la prima volta!!!

Dal rifugio Gardeccia ci si inerpica per sentiero, abbastanza ripido nel tratto finale, fino ai rifugi Vajolet e Preuss, meglio conosciuto dagli escursionisti, quest’ultimo, come il “nido d’aquila” per la sua posizione a picco su una guglia (vedi foto). Da qui si possono già ammirare le mitiche Torri del Vajolet e la parete est del Catinaccio. Siamo al centro di una delle zone più celebrate dall’alpinismo di tutti i tempi dove i pionieri dell’arrampicata, da Paul Preuss a Tita Piaz, hanno realizzato imprese divenute leggende. Da qui, in un’ora di “arrampicata” su roccette si giunge al rifugio Re Alberto I dal quale si può ammirare tutto lo splendore del versante meridionale delle Torri del Vajolet. Basterebbero da sole a motivare l’interesse di ogni escursionista.

Un’altra tappa del Trekking delle Leggende è quella del sentiero Viel del Pan.

Giunti al Passo Pordoi (Gruppo Sella) si affronta un sentiero in un ambiente spettacolare sfiorando il Sass Becé per giungere sino al rifugio Fredarola e proseguendo sino al rifugio Viel del Pan. Questo sentiero viene così chiamato perché pare fosse l’itinerario preferito dei commercianti ambulanti che si spostavano tra la Val di Fassa e la conca di Livinallongo. Si gode lo stupendo spettacolo del ghiacciaio della Marmolada e del lago di Fedaia.

 

Fernando Mazzotta (Taranto)
ottobre 2014

 

 

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Enrosadira - Valdifassa
01_catinaccio e sullo sfondo torri del vajolet
catinaccio e sullo sfondo torri del vajolet
02_si parte
si parte
03_la prima tappa lassu al nido di aquila
a prima tappa lassù al nido d' aquila
04_a_quasi ci siamo
quasi ci siamo
04_b_ il nido di aquila
il nido d'aquila
05_iscrizione_lungo il seniero_01
iscrizione lungo il sentiero
06_iscrizione_lungo il seniero_02
iscrizione lungo il sentiero
07_quasi arrivati
quasi arrivati
08_segnavia
segnavia
09_prima tappa al nido di aquila
prima tappa al nido d'aquila
10_prima tappa_al rifugio vajolet
prima tappa al rifugio vajolet
12_caff+¿
caffè
14_verso le torri del vajolet
verso le torri del vajolet
15_si fatica
si fatica
16_salendo dal nido di aquila e dal rifugio vajolet verso le torri e il rifugio Principe Alberto
salendo dal nido d'aquila e dal rifugio vajolet verso le torri e il rifugio Principe Alberto
17_le torri
le torri
18_meritata sosta
meritata sosta
19_genziane
genziane
20_merlo
merlo
21_merlo
merlo
22_enrosadira_catinaccio al tramonto sulla via del ritorno
enrosadira catinaccio al tramonto sulla via del ritorno
30_segnavia viel del pian
segnavia viel del pian
31_il gruppo del sella
il gruppo del sella
32_a_sass bec+¿
sass bece
32_sass bece
sass bece
33_il sassolungo sullo sfondo
il sassolungo sullo sfondo
33_viel del pian e la marmolada
viel del pian e la marmolada
34_mappa viel del pan
mappa viel del pian
35_sass bece e gruppo sella
sass bece e gruppo sella
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Amici Comit - ottobre 2014