Amici Comit News - giugno 2014

 

 

SEMEL SCOUT, SEMPER SCOUT - di Virginio Inzaghi (Pavia)

 

 

3a puntata

 

In quei giorni arrivò anche il grande invito, da tempo propagandato, per il Primo Campo Nazionale che si sarebbe tenuto a Roma, a Villa Molinario, nel vicino settembre.
Eravamo tutti desiderosi di parteciparvi ma, sentite le famiglie che già avevano fatto un notevole sacrificio economico per pagare la quota del Campo estivo, avremmo dovuto rinunziavi.
Io   lavoravo ancora come cassiere presso il Mercato Generale ortofrutticolo (presso una Ditta privata che aveva rilevato locali e...cassiere degli spacci) per cui chiesi ed ottenni di poter usufruire delle rimanenti ferie spettantemi, che mi furono accordate, e decisi di andarvi, se non altro per rendermi conto di come fosse organizzato un Campo Nazionale.
L’ingegner Camera, papà facoltoso di uno scout, come lo seppe, mi chiese, ed io accettai, che vi partecipasse anche il suo figliolo, e così si ebbe la presenza del nostro “Riparto” al Campo Nazionale.
Il
   campo pullulava di tende, io aggregai il mio scout ad una squadriglia milanese perchè potesse svolgere giochi, danze e quant’altro veniva organizzato nel Campo.
È da notare che vi erano delle “oasi” riservate ai Capi, dove cioè si poteva partecipare a dei “Corsi di Primo Tempo”, atti cioè a cercare di regolarizzare il più presto possibile le unità scouts, concedendo ai frequentatori di questi Corsi il brevetto di Aiuto Capo.
Io non avevo bisogno di seguire tutto un Corso avendo già fatto il Campo scuola per cui mi limitai a girovagare per il Campo, prendendo nota di tutto quanto poteva essere di interesse per future attività, dai pali alzabandiera, alle cucine di squadriglia, ai giochi, alle canzoni di bivacco.
Mi fermai incuriosito anche in diverse “Oasi” a sentire qualche lezione per Capi Riparto che, nella gran parte, avevo già udito, ma fu proprio qui, nelle oasi lupettistiche, che ebbi modo di ascoltare Don Guido Aceti (Akela di Lombardia) e

Fausto Catani (Akela d’Italia) che illustravano (ciascuno da diverse angolazioni, cioè quella del Capo-capo e quella del Capo-padre) il metodo scout applicato ai bambini, attraverso il gioco fantasioso della Giungla.
Vidi la veste nera del prete roteare in una perfetta capriola, e presentare il Capo Branco come “Capo” unico perchè Akela significava “Colui che è solo”, il forte che guidava il Branco in nome della Legge, che ne era il custode, che la faceva osservare senza transigere. E a lui i bambini si affidavano completamente. Mi piacque molto.
Poi passai nell’oasi di Lupo Rosso Solitario, così si faceva chiamare Fausto Catani. Sentii narrare un episodio della Giungla in un modo come mai un racconto potesse essere così straordinariamente sentito.
Imparai a conoscere Akela padre, buono, relativamente rigido, entusiasta, con la gioia prorompente di creare coi bambini una “famiglia felice”. Anche questo mi piacque molto e dentro di me decisi che avrei tenuto una via di mezzo, un poco paterno, un poco Capo, con severità conciliante.
Questi incontri mi conquistarono al Lupettismo e, conoscendo la precaria situazione dei Lupetti del mio Gruppo, sapendo che il geometra Diegoli era in fase di ricerca di lavoro, decisi di dedicarmi a questo settore che si dimostrava assai interessante. Così iniziai la mia avventura lupettistica a settembre quando mi furono consegnati i miei primi dodici Lupetti.
Non ero comunque il solo con la bramosia del "conoscere”. Il Gruppo aveva dato vita ad un “Clan” di rovers denominato “La Palude”, con una ninfea come simbolo e raggruppava tutti gli “anziani” adibiti come aiuti capi non avendo ancora una direttiva precisa d’attività di clan.
Avevamo letto nella rivista dei Capi (Estote Parati) che a SJOK, in Norvegia, si sarebbe svolto il “ 4° Rover Moot”, cioè il raduno internazionale dei Rover e la Lombardia vi avrebbe partecipato con un gruppo di Rovers. Ottenemmo dal Commissariato Regionale, che mostrò di apprezzare l’evoluzione scoutistica pavese, che il nostro neo Geometra Bozzini Luigi vi partecipasse unitamente a Bruno Bertotti e Lusvardi , di Mantova e con Dossena e Rossi di Brescia.
Al suo ritorno, ci vollero diverse sere per udire tutte le attività che Piè Veloce (era il totem sceltosi dal Geom. Bozzini) aveva compiuto, i challange, gli hike, le grandi rappresentazioni, i canti, le messe dei cattolici e le cerimonie di rover di tutti i continenti e di tutte le razze.
Certo ne ebbi un poco d’invidia ma anche la mia non era stata una esperienza di poco conto solo che non mi bastava ovviamente quella parziale conoscenza di Villa Molinario sui lupetti che avevano attratto la mia simpatia ed attenzione, per cui, mi affiancai al titolare del Branco che aveva nel frattempo ottenuto l’uso di un locale al primo piano dell’edificio. Quando però i bambini eseguivano una danza, o giochi di movimento tutto l’edificio tremava per cui il locale dovette essere abbandonato. Anche Diegoli, che seguì per poco tempo, lasciò l’attività ed il Branco fu “tutto mio!”
Nell’Oratorio non v’erano locali disponibili per ospitare il Branco ed il nostro Don Camillo, visibilmente spiacente ma non avendo altro, mi offrì l’entrata secondaria alla sala della Filodrammatica che si trovava nel secondo cortiletto da noi usato per i giochi, cioè un corridoio lungo circa cinque metri e largo circa due metri, nel quale era accantonato un tavolaccio.
L’accettai senza recriminazioni, ottenemmo delle panche per cui il Branco si sedeva ai due lati del tavolo, gomito a gomito, e, quando pioveva, si teneva la riunione con giochi “da fermo” appropriati.
Quando oggi, penso a quei miei ragazzini che non si lamentarono mai per quella miserevole “tana”, quasi mi commuovo. E si cantava. Cantavano anche gli scouts: le squadriglie si preparavano per i futuri bivacchi o per l’incontro coi Genitori.
Pierangelo, il mio lupetto serafico, li stava ad ascoltare quasi estatico (cantavan “terra di betulla”) ed alla fine mi domandò:
“La impariamo anche noi? ”
“Vedremo... altrimenti la imparerai quando sarai scout"
“E quando potrò essere scout? ”

Anche allora, forse da allora, quella domanda mi accompagnò nella preparazione di molti programmi: ecco, Pierangelo, ora sci lupetto per essere poi un buon scout...
È qualcosa che il Capo Branco non deve dimenticare:

il  suo è un lavoro esclusivamente preparatorio, ed era quello che ci aveva detto Aliprandi al Campo Scuola: noi prepariamo le fondamenta della formazione scout.
Alla fine dell’anno, per Natale, apparve la “Mostarda Scout”, un giornalino riccamente illustrato dalla gioiosa penna del Geom. Ferri, disegnatore umoristico ancor oggi di gran fama, cui si aggiunse il mio apporto poetico, in cui venivano illustrate le attività compiute nell’anno trascorso e così veniva descritta l’attività del Branco:
Poi ho udito un gran sussurro,
grandi grida: che succede?
Mah, segreto! Ora si vede
che una danza ci sarà.
Quattro salti, capriole,
battimani ed alte grida
sussurrìi, brevi parole,
liete corse e rotear.
Poi ansanti in cerchio seggon
mentre Akela fa dei versi...
(con quei suoni sì diversi
spera il canto d’insegnar...)
Quando, a un tratto, balza in piedi
e di Kaa le forme prende:
i Lupetti, dietro, vedi?
di serpente a forma van..
Ma alla tana Kaa si posa
sulle panche e... riposando,
una storia va narrando
che a Bagheera capitò.
Bocche aperte, sguardi attenti
nel silenzio della sera
come a un canto, a una preghiera
è rapito il nostro cuor...

Nel giomalino vi apparivano, scherzosamente descritti, anche la gran parte dei ragazzi, ciascuno col soprannome che lo caratterizzava e che allora era di moda: Aquila rossa, Piè veloce, Freccia d’oro, Gazzella alata, Lupo rapace, Volpe rossa.... Nell’autunno il Branco pavese andò in visita al Branco di Como, che era molto più numeroso del mio, che allora sommava 15 lupetti (tre sestiglie... di cinque): mi interessava vedere come altri C.B. guidavano il loro Branco e mi premeva anche dare ai miei l’idea della “universalità” del Movimento scout che non era solo quello di Pavia.
Fu più una scampagnata con visita alla città ed al Lago che non una attività specifica lupettistica ma molto utile sotto ogni aspetto formativo anche perchè esigeva da ciascun bambino un comportamento educato e fraterno.
Mi sentivo già abbastanza preparato: avevo letto i libri della Giungla e tutti gli articoli che apparivano sulle riviste per Capi dettati dalla penna e soprattutto dall’entusiasmo dell’Akela d’Italia.
Nella primavera partecipai al Campo Regionale di San Giorgio che si tenne a Como e vide la gara di selezione tra le Squadriglie di tutta la Regione, per conquistare il diritto di partecipazione al “Jamboree” dell’anno seguente.
Nell’estate di quel 1947 mi iscrissi al primo Campo Scuola per Capi Branco che la regione Lombardia teneva sempre in quel di Colico.
Questa volta mi presentai col piumetto rosso di Aiuto- Capo sul cappellone, di cui il passato Campo Scuola per Capi Riparto me ne aveva concesso l’uso. Per avere il piumetto verde (Capo effettivo) occorreva frequentare un Campo di secondo tempo.
La Direzione del Campo era affidata a Don Guido Aceti che rivestiva il titolo di Akela di Lombardia coadiuvato da Aliprandi, Breviglieri e altri esimii Capi milanesi, ferratissimi nella conoscenza del metodo.
In questo campo ebbi la grande fortuna di conoscere compagni di tenda o di sestiglia o di gioco che vedo ancor oggi sulla breccia scouts, anch’essi fedeli al motto “semel scout, semper scout”, che mi furono di ammirevole esempio per la loro serietà d’intenti e di azione.
Ciascuno era tenuto a segnare su un quaderno di appunti ciò che riteneva utile per il proprio futuro lavoro di Capo Branco e questi quaderni venivano ritirati ogni due giorni e restituiti con le note dei Capi della Direzione.
Grande fu la mia meraviglia quando, alla riunione serale ed alla ridistribuzione dei quaderni, Don Guido rivolgendosi al Branco, mi chiamò per nome dicendo:
“Vedete, ragazzi, solo Virginio potrebbe essere Capo Branco, perchè è l'unico che abbia la maggiore età! ”
Allora la maggiore età erano i ventun anni.
Tornato alla base, nell’autunno, come volevano I tipetti ed il consenso dei genitori e dei Capi del Gruppo, il Bianco fu regolarmente registrato nei fogli di censimento con diritto per i bambini di ricevere il giornalino dei Lupetti che si intitolava “Jau!!”.
Nel frattempo era giunta da Roma una circolare diretta a tutti gli Oratori in cui (come dire? auspicava? permetteva?

consigliava?) si poteva dar vita a fianco delle sezioni Aspiranti, a Riparti scout. Tra il 1946/49 a Pavia sorsero ben sette Riparti, quasi esclusivamente di scout, due soli con i lupetti.
C’era, allora, ma penso vi sia ancora oggi, la sensazione che i Capi Branco siano di natura inferiore ai Capi delle altre Unità, forse solo per il fatto che trattano con bambini e ne assumono talvolta anche il loro modo di fare o qualche loro caratteristica. Ricordo di una riunione a Milano alla quale parteciparono rappresentanti di varie associazioni giovanili, comprese quelle sinistrorse, in cui un distinto signore accusò i Capi Branco (noi cattolici) di essere inclini alla pedofilia (allora non la chiamavano così ma la sostanza delle sue parole era quella) che scatenò in sala ovviamente una forte reazione di protesta.
E però un pericolo verosimile e certe sdolcinature di Capi danno da pensare, e oggi forse molto più di prima perchè molti tabù sono caduti per una progressiva materializzazione della vita sotto la spinta indiscriminata sessualistica socialista.
In seguito venni a conoscenza che due Capi, ed uno lo conoscevo abbastanza bene, furono allontanati dalla Associazione per tale comportamento e fu per me motivo di vero dolore sia per il Capo che per i ragazzi, per le famiglie e per l’associazione che veniva presa di mira di chi ne invidiava la costante crescita e l’ammirata attività.
Erano momenti difficili, ancora troppo vicini (e quasi lo sono ancora) al periodo fascista che aveva scimmiottato gli scout prima coi Balilla e poi con la Gioventù Italiana del Littorio ed una divisa, sia pure assai differente, era guardata con sospetto o con malcelato disprezzo propagandistico.
I giornali avversi ai Cattolici lanciarono perfino lo slogan che diceva:
“Si vedono in giro cretini vestiti da bambini che conducono bambini vestiti da cretini"
Già perchè i calzoni corti, per tutte le età e per tutte le stagioni, anche con quattro dita di ghiaccio in terra, erano ormai parti insostituibili della divisa. Imbacuccati ma coi calzoni corti.
E poi mica stavamo fermi: i giochi di movimento si susseguivano con brevi pause e devo dire con grande soddisfazione che non presi mai nemmeno un raffreddore e nemmeno ne presero i miei lupetti e, per quanto mi ricordi, gli inverni passati erano molto più rigidi e nevosi dei presenti.
Ricordo che, in una uscita col Branco alla periferia della città, mi trovavo in località Cravino quando fummo presi di mira da un gruppo di giovinastri. Uno di loro ci apostrofò:
“Voi siete i figli dei preti? ”
“No
-
risposi io - siamo i figli delle suore!"

Poi, naturalmente, filammo via veloci... L’episodio, in sè, non varrebbe la pena di essere menzionato se non mi avesse posto due interrogativi:
-  Se l’incontro si fosse tramutato in scontro e qualche mio lupetto si fosse fatto male cosa avrei fatto? Avrei dovuto abbandonare i ragazzi in cerca d’aiuto?
- Se mi fossi sentito male io o mi fosse capitato qualcosa, cosa avrebbero fatto i ragazzi?
Forse se la sarebbero cavata meglio di quanto potessi supporre ma questi interrogativi esigevano una risposta e mi tornava alla mente un consiglio avuto al Campo Scuola:
“Il primo dovere di un Capo è quello di cercarsi un sostituto"
Grande verità quella di avere qualcuno, strettamente amico, che cammini in fianco a te, che possa sostituirti quando non ci sei, in modo che la vita dell’Unità, sia Branco o Riparto, possa normalmente procedere.
Di conseguenza chiesi ed ottenni di avere un Aiuto Capo Branco e venne da me un diciassettenne, Gigi Torti, un giovane sveglio ed attento che mi seguì volonteroso in ogni attività.

 

 

Fine terza puntata (giugno 2014) - continua

 

 

 

Vi abbiamo già parlato del collega Virginio Inzaghi, poeta dialettale, scrittore, fine umorista e storico di Pavia.

Il figlio Claudio ci ha inviato il volumetto SEMEL SCOUT SEMPER SCOUT )scritto con lo pseudonimo di Phao Del Lago), una storia dello scoutismo pavese, nel quale Virginio fu particolarmente attivo,
Virginio ci accompagnerà per molti mesi in quanto vi presentiamo a puntate sulle NEWS l'intero lavoro iniziando dalla pubblicazione del settembre 2013:

settembre 2013   -  prima puntata

marzo 2014       -  seconda puntata

giugno 2014      -  terza puntata

 

 

 

 

 

 

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