Pubblichiamo a puntate nelle News un lavoro del collega Giorgio Nobis di Verona

 

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     CONFLUENZE CULTURALI ANTICHE NELLA CIVILTÀ ATTUALE   

 

5a puntata

 

 

4. Proseguendo cronologicamente troviamo gli Ebrei. Parlare di quest'antichissimo popolo (presente sulla scena della storia già dall’epoca sumera; infatti, Tarek, padre di Abramo, era uno dei dodici sacerdoti/sapienti della dodecapoli mesopotamica e precisamente di UR, località dalla quale si mosse verso la terra di Canaan un primo consistente gruppo d'ebrei intorno al 2000 a.C.), nei termini con cui si tratta la storia dei Sumeri, degli Egizi o degli Ittiti, non è agevole, poiché la profondità dello schema in cui si mossero gli israeliti e la semplicità dei valori che trasmisero è veramente universale. Il popolo ebraico è il primo che, nella storia, afferma un totale monoteismo insieme alla centralità
dell’essere umano, guidato nei suoi accadimenti da Yahweh, che non è un’Entità da adorare, ma da onorare con virtù e seguendo i suoi comandamenti.
La storia delle genti che sin qui abbiamo trattato non ha una grande documentazione e, solitamente, si rifà a qualche manoscritto, a qualche epopea, a pitture, a sculture, ai monumenti rimasti e così via; al contrario la storia ebraica è ricca di letteratura, d'atti e di narrazioni, trasmessi in maniera precisa e diretta, con una capacità di sintesi storica sorprendente.
Gli Ebrei interpretano la loro storia in modo efficace e con un senso d'unicità che coordina brillantemente l’analogia storia/legge. N’è prova l’Antico Testamento che, da un lato è una raccolta orale dei vari avvenimenti (fu messa per iscritto solo dopo il 1000 a.C.), dall’altro è la fonte religiosa alla quale si riferiscono le virtù e la morale di questo popolo.

La Torah, quindi, è il documento fondante dell’Ebraesimo e non costituisce solo un codice legislativo sistematico, ma è soprattutto una base filosofica e morale di tipo generico con un gran numero di leggi specifiche e con la storia sacra del popolo d’Israele a cominciare dalla creazione del mondo (peraltro, i moderni esegeti della Bibbia sono concordi nel riconoscere che il testo ebraico della GENESI ricalca l’allegoria sumera della creazione, contenuta nell’EN.UMA.EL.ISH). Molte di queste norme morali si riversarono su molte popolazioni contigue e, in seguito, su tutto il mondo occidentale, anche per effetto della diaspora che gli Ebrei subirono.
L’
aspetto più sorprendente della civiltà ebraica risiede, quindi, nella sua stessa sopravvivenza a dispetto degli esili, delle discriminazioni e degli stermini che hanno costellato più di quattromila anni della sua storia politica, conclusasi drammaticamente nel 135 d.C. con la definitiva dispersione del popolo ebraico per mano delle legioni dell’imperatore Adriano.
Un altro importante aspetto della cultura ebraica risiede nell’esercizio della razionalità, in termini molto analitici, che ha permesso loro di eccellere in tanti campi della scienza e della cultura in generale, supportato da una versatilità, anche mentale, che ha consentito loro di sapersi inserire nelle varie società in cui approdarono.

 

5. Una popolazione semita s’istallò nell’odierno Libano intorno al 2000 a.C. e s’integrò con genti ananee provenienti dal sud della zona. In ogni caso, più che di una nazione vera e propria, si ritiene che sia stata una “confederazione marinara” di città/stato dislocate sulla costa ed i cui centri più importanti erano Tiro, Sidone, Biblo, Berito e Sarepta.
I Fenici (etnonimo che fu loro attribuito dai Greci e che si ricollega, probabilmente, al termine “phoinix”, ossia rosso porpora) svilupparono importanti attività artigianali, in alcune delle quali furono considerati dei maestri: tessuti di lana e lino, tinti con la porpora (un colore ricavato dalle conchiglie del “murice”) nelle più diverse gradazioni del rosso, oggetti ornamentali in avorio, gioielli in oro, smalti e pietre preziose.
Il loro linguaggio fu trasposto in una scrittura agli inizi pittografica, che gradualmente si evolse in un alfabeto di ventidue segni, nel quale sono assenti le vocali, sicché sovente il significato di un testo può essere dedotto solo per analogia con lingue affini (in particolare l’aramaico e l’ebraico antico); questi sono i simboli fenici:

Osservando questi segni, appare evidente non solo il collegamento con l’alfabeto ebraico, ma anche con quelli greci e romani.
Dove, però, la loro civiltà lasciò un segno indelebile nella storia umana, fu nelle costruzioni navali, attività nella quale eccelsero e che permise loro di intavolare rapporti commerciali con tutte le popolazioni dell’area mediterranea e di spingersi oltre le colonne d’Ercole lungo le coste africane per reperire basilari materie prime (avorio, oro ed altri metalli, ma anche schiavi).

Il loro naviglio era di vari tonnellaggi, ben progettato e robusto, in grado di sostenere efficacemente le tempeste in mare; era frutto di un’esperienza secolare e del continuo miglioramento delle lavorazioni, potendo inoltre contare su legname d'ottima qualità (il famoso cedro del Libano). Se consideriamo le foto sottostanti, è facile rendersi conto della diversità di progettazione, rispetto ai pesanti navigli egizi, greci o romani:

 

Giorgio Nobis - Verona
fine della quinta puntata - continua

 

 

 

 

 

 

 

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