Quelli che la Banca Commerciale Italiana.....

 

 

SEMEL SCOUT, SEMPER SCOUT - di Virginio Inzaghi (Pavia)

 

7a puntata

 

 

Il 1953 ci vide presenti al Campo detto dell’Ulivo a Rocca di Manerba di Brescia ed il Branco presentò la Danza della morte di Shere Khan al Grande Cerchio.
Il Riparto si portò a Ponte di Legno (BS) per il campo estivo ed io dovetti accontentarmi di seguirlo, mesi dopo, ad un Campo mobile che, partendo da Santa Maria Maggiore, in Val Vigezzo (NO) raggiungeva Arona attraverso tutta la Val Cannobina.
Devo segnalare che in questo anno divenne Capo Gruppo l’ingegner Giuliano Gustin, padre di un mio lupetto, dirigente della Necchi ed eccezionale inventore in ogni campo tecnico e meccanico.
Ma il 1953 per me doveva essere un anno cruciale. Avevo abbandonato sia l’incarico regionale che la Pattuglia Nazionale a seguito della grave malattia di mio papà e della mia intenzione di sposarmi.
Doveva essere quell’anno, ma mio papà morì il 7 novembre e tutto fu rimandato.
Nella tristezza del momento, oltre a quelli cittadini, trovai vicino l’affetto di Fausto, di Albites Coen, di Carlo Trevisan, di Paolone Severi, di Baloo, di Giulio, che, sia pure da città lontane, mi esprimevano il senso della loro profonda amicizia.
Questa perdita, sia pur dolorosa ma confortata dal comportamento altamente religioso, di quei suoi ultimi giorni, di un vecchio repubblicano mazziniano com’era il mio genitore, portarono in me un altro notevole cambiamento.
Iniziai cioè la mia carriera poetica, che prima non avevo potuto esprimere perchè il mio genitore, affermato poeta dialettale, era troppo compreso nelle sue poesie (lasciò due libri con la storia della guerra mondiale in sestine e molte poesie di valore lirico) che, se ne avessi composte anch’io, gli avrei fatto una concorrenza per lui sgradevole.
La mia prima poesia dialettale, in versi endecasillabi, il cui gene me lo aveva trasmesso, fu proprio la descrizione delle sue ultime ore e che furono lo sfogo della mia tristezza.
Da allora la mia produzione dialettale (che comprende 120 composizioni sul Vangelo, la gramàtica della Lingua dialettale, un dizionario etimologico, la traduzione in terzine perfette di tutta la divina Commedia, una diecina di raccolte di poesie varie...) non ebbe tregua anche perchè mi risulta ancor oggi assai facile il comporre poesie.
In quel periodo anche il Branco di Seeonee fermò la sua attività per trasferimento del Capo Branco ed anche questo contribuì non poco a darmi dispiacere ma, nello stesso tempo mi scosse per cui, durante l’inverno, ripresi i contatti con le famiglie dei lupetti...sospesi, e quindi di altri bambini che avevano fatto richiesta di entrare al Branco e che furono immediatamente “arruolati”.
Il 20 febbraio (del ‘54) alla presenza del Branco di Melegnano, che deteneva il totem delle Olimpiadi Adda-Ticino, in quel di San Lanfranco e con la benedizione di Don Camillo, il Branco fu ricostituito.
Possibile, qualcuno si chiederà, che non vi fosse persona che potesse dedicarsi, magari anche non a tempo pieno, a guidare un gruppo di bambini? Forse ci sarebbe stata e avrebbe fatto del Lupettismo se fosse stata preventivamente informata da una nostra azione di propaganda, che illustri a chi ne fosse interessato, il nostro grande ed unico, meraviglioso sistema educativo.
Una conferenza annuale di informazione per genitori, per maestri, per chi voglia conoscere il Metodo.
Forse potremmo ottenere dei nuovi collaboratori, dei nuovi Capi, egualmente positivi specialmente in campo lupettistico, come ho proposto e spiegato in “Lupettismo scolastico”.
Ma, allora, non l’avevo ancora scritto.
Quello che non è mai da dimenticare è che, se anche il Lupettismo è una cosa meravigliosa, esso non è fine a sè stesso, è porre le basi di buone abitudini perchè il bambino giunga al Riparto con una formazione forte e sicura, atta ad affrontare il delicato e talvolta pericoloso passaggio dalla pubertà all’adolescenza.
Teniamo presente che, se per mancanza di Capi, dobbiamo rinunziare ad una Unità, è il Branco che verrà sacrificato.
Ma non era tutto per quell’anno: nell’autunno precedente, a seguito delle insistenze di mia mamma che non mi voleva tutta la vita nell’Ortofrutticolo, mi ero iscritto ad un corso serale per disegnatori meccanici con la speranza che, unendo i due diplomi (geometra e disegnatore) mi sarebbe stato più facile ottenere un impiego alla Necchi (allora in grande splendore) con l’appoggio della mia fidanzata che lavorava presso l’Agenzia pavese di vendita, di questa grande Società che, allora, dava lavoro ad oltre 5.000 persone..
Studiai insieme ad un gruppo di ragazzi (che invece che agli insegnanti venivano a chiedere spiegazioni a me, che ero un allievo come loro ma...davo meno soggezione) e ottenni ovviamente un diploma col “nove di media” che subito misi funzione andando ad insegnare "disegno meccanico” agli Artigianelli, con lezioni che svolgevo dalle 17 alle 19, cioè dopo l’uscita dal Mercato.
Questa scuola era una esperienza nuova in Istituto (ed inaugurata da me e da altri “Professori”, a paga minima) per il fatto che questi ragazzi orfani lavoravano in officina otto ore ogni giorno e studiavano nel tempo rimasto prima di cena, in qualche modo, sotto la guida dei Fratelli Pavoniani non sempre preparati a questo compito loro assegnato.
1 ragazzi si presentavano poi come privatisti agli esami delle scuole pubbliche ma, in media, ne venivano promossi 4 o 5 su una trentina.
Mi piaceva molto insegnare c mi accattivai la simpatia dei ragazzi che mi seguirono nel realizzare, disegnando, ben 32 tavole delle convenzioni UNI, evitando così di spendere i pochi soldi che l'Istituto aveva per acquistare i libri di testo.
Subito al primo anno di questo nostro apporto scolastico le proporzioni delle promozioni agli esami pubblici furono invertite.
Ma vi fu di più: seppero che ero un dirigente scout e parlammo dello Scoutismo. Dopo due mesi che ero con loro nell’Istituto sorse un Riparto scout sotto la guida di un simpaticissimo Fratello Pavoniano, fratei Ludovico Vian, che, sebbene non più giovane, si rivelò un entusiasta sostenitore del Pavia III.
Non perdevo comunque di vista il Branco.
Avevo fissato le nozze per il 29 di maggio e mi riproposi di lasciare al nuovo Akela un Branco efficiente per cui il 28 marzo lo condussi ad una Grande Caccia a Vercelli, al Branco di Ezio Girelli che fu poi il fondatore della Lega dei Lupi Bianchi (cioè di Branchi di Piemonte e Lombardia per cacce comunitarie).
Questi incontri con altri Branchi, da me consigliati sempre a tutti i C.B. con cui venivo a contatto, sono molto utili per la formazione umana e civica dei bambini perchè si incontrano con altri bambini di ogni estrazione sociale, creando conoscenze ed amicizie, dando modo di confrontare caratteri ed abitudini verso la ricerca del “meglio” che è proprio il motto dell’educazione lupettistica.
Con questa caccia lascio il Branco, mi sposo, compio il viaggio di nozze a Venezia dove un simpaticissimo Rover locale, provvedutoci dall’amico Trevisan, ci farà da guida facendoci risparmiare tempo prezioso e facendoci godere di tutte le bellezze della città lagunare.
Un consiglio, vorrei dare, a tutti quelli che si sposano, quello di alzarsi ogni mattino e promettere a se stessi: “Voglio
che questa giornata sia felice, per lei” e, se lei facesse lo stesso proponimento avremmo una “famiglia felice”.
Lascio pure la scuola agli Artigianelli perchè l’Istituto chiude i battenti e si trasferisce a Montagnana di Padova, lascio l’Ortofrutticolo perchè la moglie mi segnala che l’Agente Necchi, sig. Rossolillo, cercava un “produttore” e, poiché la paga era superiore a quella che prendevo all'Ortofrutta, accettai il nuovo impiego.
Per un mese frequentai presso la Necchi, Macchine per cucire, un corso di formazione, cioè imparai ad usare le macchine per cucire, dei diversi tipi che avrei dovuto vendere, quelle semplici e quelle a zig-zag, nonché la allora famosa super-nova automatica, riuscendo a fare belle cuciture, orli, ricami e, soprattutto, saper scomporre ogni macchina nei suoi componenti per correggere eventuali difetti o incapacità della clientela.
Poi mi fu data in uso una “giardinetta” (e dovetti fare la patente di guida) sulla quale caricavo due mobiletti con le macchine per cucire che andavo a propagandare ed offrire alla gente di paese, su indicazione di segnalatori (in genere negozianti o collocatori, che dovevo costituire come rappresentanti della Ditta Necchi, nei vari paesi assegnatimi nella zona nord, cioè verso Milano).
Riuscii comunque a vedere il Campo Regionale di San Giorgio (detto del “Richiamo”) e che si svolse a Gallarate di Varese, vidi il Riparto di Pavia in gara per le costruzioni sopraelevate.
In estate fu tenuto il Campo estivo di Riparto a Esino Lario con grande partecipazione dei ragazzi e a dicembre più che un campo invernale, si tenne della “attività sulla neve”, con i ragazzi ospiti della Famiglia Guidobono, nella loro grande casa di Pianorancio (Ghisallo).
Il mio interesse era ora rivolto alla tematica “Squadriglie”, all’approfondimento del metodo che vedevo sempre di più come l’unico che potesse ancora dare un formazione morale e civica ai ragazzi d’oggi.
Tentai anche l'esperimento di “Squadriglie libere’ cioè di gruppetti di sei, sette ragazzi in paesi viciniori alla città e quindi facilmente contattabili.
Qualcuna di queste squadriglie si aggregò al Gruppo Pavia I, altre si sciolsero dopo un anno perchè avrebbe dovuto esservi in loco un persona che la sovrintendesse e non lascia senza una guida. E non è che i Parroci ci tenessero molto.
Spesso, purtroppo, aiuto e comprensione ci vengono negati proprio da coloro che ci dovrebbero essere amici sostenitori. Sembra che sia nella natura di noi cosiddetti cattolici, e il termine vorrebbe dire “universali”, Tesser chiusi in noi stessi.
Quello delle Squadriglie libere è però una possibili! da non scartare, ed ora che l’Associazione ha dei Clan sempre più numerosi, un servizio presso una Squadriglia libera i funzione di Capo squadriglia, potrebbe dar modo di portare lo scoutismo a tanti ragazzi che, nei paesi, sono più sbandati eh mai. Ma allora noi eravamo pochi, troppo pochi, eravamo sol briciole di lievito.
Far fare il Capo Squadriglia ad un Rover non è un'eresia: è un fratello maggiore che passa le sue cognizioni fratelli più giovani: vedi vignetta in “Scoutismo per ragazzi”.
Nei nostri incontri locali di Capi c’era intenso questo clima di ansia, di volontà di uscire dunque dal ristretto numero di ragazzi scout che frequentavano l’unico Gruppo rimasto'in città e si pensava, se non altro, alla costituzione di un secondo Gruppo.
Avuto l’appoggio materiale e spirituale di Don Pietro Cinquini, che accoglieva l’invito ad essere l'assistente d “Pavia II”, insieme a Giancarlo Galmuzzi, che era stato Aiuto e poi Akela del Branco, decidemmo l’impresa nei rioni periferici del Crosione/Città Giardino dove troppi ragazzi erano lontani dalla Chiesa e dalla educazione.

 

Fine settima puntata (agosto 2015) - continua
 

 

 

Vi abbiamo già parlato del collega Virginio Inzaghi, poeta dialettale, scrittore, fine umorista e storico di Pavia.

Il figlio Claudio ci ha inviato il volumetto SEMEL SCOUT SEMPER SCOUT )scritto con lo pseudonimo di Phao Del Lago), una storia dello scoutismo pavese, nel quale Virginio fu particolarmente attivo,
Virginio ci accompagnerà per molti mesi in quanto vi presentiamo a puntate sulle NEWS l'intero lavoro iniziando dalla pubblicazione del settembre 2013:

settembre 2013   -  prima puntata

marzo 2014       -  seconda puntata

giugno 2014      -  terza puntata

agosto 2014      -  quarta puntata

marzo 2015       -  quinta puntata

luglio 2015      -  sesta puntata

agosto 2015      -  settima puntata

 

 

 

 

 

 

 

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